La Parthenos, si diceva, la (extra) Vergine, intatta e intangibile; ne sanno qualcosa Tiresia, che l’ultima visione della realtà che ebbe modo di avere fu quella della dea ignuda e al bagno, poi più nulla, buio pesto! Da allora gli toccò tirare a indovinare, e qualche volta ci prendeva anche; e il nostro Efesto ostetrico improvvisato, che la ottenne in sposa ma la vide subito scomparire dal talamo nuziale, finendo con ciò in bianco la prima notte di nozze e tutte le successive.
Tutto ciò procurò nuova fama alla nostra Athena e tuttora per dire che un olio greco è purissimo ed extra vergine si scrive sulla lattina o sulla bottiglia: “exairetiò parthéno elaiòlado”, Εξαιρετικό Παρθένο Ελαιόλαδο, e si decora l’etichetta con un bel profilo della Dea, un po’ per riconoscenza e un po’ per assonanza.
La felice combinazione “in bianco” e “olio extra vergine d’oliva” ci riconducono al presente e in Via San Vitale, dove esercita la missione di medico il Dottor Scala-Quaranta, eccellente diagnostico e assiduo osservatore dei moti delle stelle. E’ a lui che si rivolge anche il più educato dei gastronomi quando il gaster sopraffà la nomia. In questi casi la prescrizione è una: fermenti lattici, pasta o riso in bianco conditi con olio extra vergine d’oliva e Parmigiano Reggiano, carne bianca ai ferri con un filo d’olio crudo. Degna della Scuola Salernitana la panacea è efficace e semplice da attuare.
La Ricetta del Dottore
Per la parte riguardante la carne basta affidarsi alla procedura dei Titani. Usare carne di vitello o anche pollo, evitare la bollitura preventiva e sostituirla con una marinatura in yogurt, sale e olio extra vergine d’oliva, infilare i pezzetti di carne in uno spiedino intervallando con crostini di pane e cuocere alla piastra, griglia o anche al microonde, in tal caso gli spiedini siano di legno di bambù. Fuori cottura ancora olio extravergine.
Per la pasta: cuocere la pasta, solo in questo caso 80 grammi a persona, direi farfalle, sedanini o gobbetti, in abbondante acqua salata, scolare “ come piace “, condire fuori dal fuoco con olio extra vergine d’oliva e Parmigiano Reggiano.
Per il riso: due strade convergenti: cuocere il riso all’inglese, ma con l’acqua se ne va anche il buono, o all’indiana, cuocendo coperto il riso già salato con il doppio del suo volume in acqua fino a completo assorbimento, poi via con abbondanza di olio extra vergine d’oliva e Parmigiano Reggiano.
Per il riso: due strade convergenti: cuocere il riso all’inglese, ma con l’acqua se ne va anche il buono, o all’indiana, cuocendo coperto il riso già salato con il doppio del suo volume in acqua fino a completo assorbimento, poi via con abbondanza di olio extra vergine d’oliva e Parmigiano Reggiano.
Infallibile.
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