sabato 20 agosto 2011

In bianco, all’olio extra vergine di oliva.


La lattina dell'olio extra vergine d'oliva di Kolimvari, presso Chanea, nel Nord Ovest di Creta.
Uno dei migliori dell'Isola e di tutta la Grecia.

Athena, oltre che Pallade è anche e soprattutto Parthenos, Αθηνά Παρθένος, e così si chiamava la statua crisolelefantina che stava nel Partenone, la “casa della Parthenos”. L’aggettivo crisoelefantina fu udito per la prima volta da trenta studenti di Prima del Liceo Ginnasio M.Minghetti di Bologna alcune primavere orsono, pronunciato da un mitico e mai troppo lodato professore di Storia dell’Arte a proposito della statua di Zeus in Olimpia, appunto crisoelefantina e fidiaca. I trenta rimasero alquanto scossi dall’annuncio, cercando di immaginare elefanti d’oro, Dei proboscidati o pachidermi volanti, tanto che l’amatissimo docente fu costretto ad assumere le sembianze dello Zeus in questione con l’abilità mimetica a Lui solita. L’ambiente si riscaldò un po’ e il concetto passò; solo un trentunesimo alunno che sapeva già tutto perché aveva letto l’intera Enciclopedia dell’Accademia delle Scienze di Mosca, continuò imperturbato a leggere l’Unità. Adesso fa il radiologo al Rizzoli.


La Parthenos, si diceva, la (extra) Vergine, intatta e intangibile; ne sanno qualcosa Tiresia, che l’ultima visione della realtà che ebbe modo di avere fu quella della dea ignuda e al bagno, poi più nulla, buio pesto! Da allora gli toccò tirare a indovinare, e qualche volta ci prendeva anche; e il nostro Efesto ostetrico improvvisato, che la ottenne in sposa ma la vide subito scomparire dal talamo nuziale, finendo con ciò in bianco la prima notte di nozze e tutte le successive.


Tutto ciò procurò nuova fama alla nostra Athena e tuttora per dire che un olio greco è purissimo ed extra vergine si scrive sulla lattina o sulla bottiglia: “exairetiò parthéno elaiòlado”, Εξαιρετικό Παρθένο Ελαιόλαδο, e si decora l’etichetta con un bel profilo della Dea, un po’ per riconoscenza e un po’ per assonanza.




La felice combinazione “in bianco” e “olio extra vergine d’oliva” ci riconducono al presente e in Via San Vitale, dove esercita la missione di medico il Dottor Scala-Quaranta, eccellente diagnostico e assiduo osservatore dei moti delle stelle. E’ a lui che si rivolge anche il più educato dei gastronomi quando il gaster sopraffà la nomia. In questi casi la prescrizione è una: fermenti lattici, pasta o riso in bianco conditi con olio extra vergine d’oliva e Parmigiano Reggiano, carne bianca ai ferri con un filo d’olio crudo. Degna della Scuola Salernitana la panacea è efficace e semplice da attuare.

La Ricetta del Dottore



Per la parte riguardante la carne basta affidarsi alla procedura dei Titani. Usare carne di vitello o anche pollo, evitare la bollitura preventiva e sostituirla con una marinatura in yogurt, sale e olio extra vergine d’oliva, infilare i pezzetti di carne in uno spiedino intervallando con crostini di pane e cuocere alla piastra, griglia o anche al microonde, in tal caso gli spiedini siano di legno di bambù. Fuori cottura ancora olio extravergine.


Per la pasta: cuocere la pasta, solo in questo caso 80 grammi a persona, direi farfalle, sedanini o gobbetti, in abbondante acqua salata, scolare “ come piace “, condire fuori dal fuoco con olio extra vergine d’oliva e Parmigiano Reggiano.


Per il riso: due strade convergenti: cuocere il riso all’inglese, ma con l’acqua se ne va anche il buono, o all’indiana, cuocendo coperto il riso già salato con il doppio del suo volume in acqua fino a completo assorbimento, poi via con abbondanza di olio extra vergine d’oliva e Parmigiano Reggiano.


Infallibile.







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