giovedì 27 dicembre 2012

Au revoir Provence 2-Orange


 
 



Ogni giovedì mattina la città di Orange, altrimenti sonnacchiosa e spesso deserta, si anima dei colori, delle voci e dei profumi (e sapori) del Mediterraneo e dintorni. La place Georges Clemenceau, il cours Aristide Briand e la place André Bruey e le stradine intorno alla Mairie ospitano il mercato settimanale, uno dei più importanti del Vaucluse per ampiezza e qualità delle merci offerte. Più di trecento banchi, gli étals, espongono frutta e verdura, pesce e altri prodotti del mare, carni e salumi, prodotti biologici e naturali, formaggi locali e di tutta la Francia, ma anche abiti, utensili, mobili, giocattoli, fiori e piante. Il cours Aristide Briand (che fu per dieci volte Primo Ministro fra il 1909 e il 1929) è in realtà un’ampia piazza alberata su cui si affacciano belle case borghesi e qualche bistrot. Il giovedì è riservato agli stalli dei mercanti nordafricani. La frutta e la verdura esposte sono sempre di eccellente qualità, disposte con l’arte che altri riservano ai fiori, insieme alle spezie, decine di tipi di olive, frutta secca e spezie, i citrons confits
per la Honorine che cucina per  Fabio Montale nella Trilogie di J.C.Izzo.




ma ci sono anche abiti, veli e tessuti per l’abbigliamento delle signore del Maghreb, caftani e jellabas, biancheria e berretti baschi e marinari.
 Inoltrandosi nella città antica si segue l’odore certo non spiacevole dei cibi preparati da consumare in loco e da portarsi a casa, dove i rosticceri infilzano negli spiedi a vista polli (di Bresse!) anatre e conigli . Per le feste di Natale ,Pascal “Traiteur” offriva una lista di quindici specialità fra cui il Fois Gras et sa confiture de figues, Cassolette de rougets aux asperges, queue de lotte à l’americaine e civet de chevrieul; rispondeva per la fine d’anno Au Provençal con Moules farcies, Saumon en papillote de brick aux poireaux et au riz sauvage.


Ma nelle strade ci sono anche specialisti, quali gli affinatori artigiani di formaggi che offrono sotto i vetri di piccole teche, quasi humidors per sigari pregiati, la venditrice di Colombo della Martinica o di chaucrute, di fricadelle, di tartiflette, trippe e gratins, e in un angolo, nel suo blouson noir esistenzialista, la produttrice mononucleare di miele casalingo.
 
Il mercato del pesce porta a Sud i grossi pesci oceanici, freschi o conservati, aringhe, stoccafissi, baccalà, bulot e ostriche, frutti di mare e preparazioni artigiane.


Per servire i formaggi esistono apposite sfogliatrici e ghigliottine, ben in vista al cospetto di banons, tommes, beauforts, racamadours, buchons, vacherins, paves d’auge e via prevertianamente elencando.
In piazza la giostra, solitamente ferma e serrata è in funzione e locali mai visti aperti durante la settimana fanno il tutto completo per il pranzo di mezzogiorno.

Salvo, la sera, a banchi smontati e mercanti partiti, ritrovare la città il suo sonno di Belle au Bois Dormant, con le luci di Natale a illuminare intermittenti le piazze di nuovo deserte.
 

 

Prima di lasciare Orange e la Provenza:


I Treize Desserts provenzali
Le festività di fine anno e specialmente la cena natalizia in Provenza riportano sulle tavole la tradizione dei Tredici Dessert provenzali. In numero di 13 come gli apostoli e Gesù nell’ultima cena, vengono serviti la sera del 24 Dicembre per luo gros suopà famigliare o conviviale. La loro composizione varia in funzione della regione, della città e delle tradizioni famigliari. Fondamentali sono: la pompe à l’huile, i nugat bianchi e neri e, a ricordo de quattro ordini mendicanti, i Quatre mendiants (noci , fichi secchi, mandorle e uva passa). Gioacchino Rossini, la cui attenzione per la gastronomia è ormai parte della biografia, ne trae il titolo per uno dei suoi Péchés de vieillesse composti a Parigi tra il 1857 e il 1868. A questi si aggiungono a piacere: des mandarines, des confiseries (chocolat, fruits confits, calissons), de la pâte de coing ou d’autres pâtes de fruit, des bugnes, des oreillettes et surtout des dattes, seul fruit exotique, souvenir de la fuite en Égypte. Unico rappresentante dell’arte casearia è il Cachat o fromage  fort du Mont Ventoux , fermentato e curato con acquavite, le terrible cacha, fromage frénétique, conservé entre des feuilles de vigne ou de mûrier. Si mangia su fette di pane di campagna accompagnato da fette di cipolla.


Pompe à l'huile :
250 g di farina zero, 10 g di lievito di birra, 75 g di zucchero, 1 pizzico di sale, 2 cucchiai di olio d’oliva, 1 cucchiaio di acqua di fiori d’arancio, 100 g d’acqua.
Mescolare il lievito, l’acqua appena tiepida, l’olio d’oliva e il fiore d’arancio. Mescolare alla farina e far lievitare per tre ore. Stendere la pasta su una placca da forno e fare dei tagli con un coltello affilato.Lasciare lievitare ancora mezz’ora e mettere in forno preriscaldato a 220° per 15 minuti. Il fior d’arancio può essere sostituito da semi d’anice in polvere.
 
 Oreillettes :
- 250 g de farine
- 1 oeuf
- 3 cuillères à soupe de crème
- 3 cuillères à soupe de fleur d'oranger
- 60 gr de beurre
- 1 cuillère à soupe de sucre
- une pincée de sel
Dans un saladier pétrir la farine et le beurre.
Verser tous les ingrédients au centre en terminant par l'oeuf et mélanger (à la main) jusqu'à obtention d'une pâte souple, non collante.
Faire une boule et laisser reposer cette pâte pendant au moins une nuit en la recouvrant d'un film alimentaire ou d'un linge humide.
Façonner les oreillettes : étaler la pâte au rouleau très finement, découper des rectangles et faire une fente au milieu.
Faire chauffer l'huile de tournesol dans une poêle et faites frire chaque morceau de pâte quelques secondes.
Retourner quand les bords commencent à dorer puis égoutter sur du papier absorbant.
Saupoudrer de sucre en poudre avant de servir.



 

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